A volte arriva pure una laurea - Genitori
Pure i papà separati hanno il diritto di seguire i figli nello studio! Non al 10 o 20% dei tempi, ma almeno al 50!
Non è quello che conta, perché conta prima di tutto che tipo di persona sei, e l’ho sempre chiarito a mia figlia, come ad altri nei pourparler. Non importa se sei uno spazzino, un medico o un disoccupato, non importa se hai la pelle chiara o scura, importa se cerchi di approfittarti delle situazioni, rubando e prevaricando, oppure se stai con la schiena dritta e ti comporti da Uomo. Sbagliamo tutti e potremmo essere tutti condotti a prender vantaggio su chi è maggiormente in difficoltà di noi momentaneamente o stabilmente fragile, ma dev’esserci, subito dopo, la nostra abilità nel riconoscere intimamente lo sbaglio.
Conta il riconoscere la dignità che fa parte di noi, al di là del nome che portiamo o del luogo in cui abitiamo, conta l’amore per la libertà di ciascun individuo, conta la sensibilità che riusciamo a offrire agli altri, particolarmente in quanto tutto il resto, oggi o domani, si rivelerà effimero.
Eppure i sacrifici hanno un senso, quando si è trattati, così, a prescindere, giusto in quanto maschi (e lo affermo con tutto il rispetto possibile verso l’altra metà del cielo, imprescindibile e magnifica integrazione), come degli sbagliati e dei feribili. Hanno un senso in quanto qualche scaturente risultato può dare una misura.
Erano le 11:00 del 30 ottobre 2006, lunedì, quando, su invito del giudice che aveva in carico la separazione fra me e mia moglie, mi recai per la prima volta al Centro di Mediazione di Catanzaro, in viale De Filippis n° 326.
Fui sottoposto a varie domande, magari non nell’intento, ma lievemente provocatorie, dalla dottoressa Alessandra Mercantini.
Col tempo, man mano che andavano avanti gli incontri, devo riconoscere, pur dopo aver applicato una pazienza certosina, l’aura che mi avvolgeva, così inspiegabilmente negativa, andava cambiando presso questa persona. Si rendeva forse conto altro non ero che un padre alla ricerca della possibilità di vivere la figlia. In quei frangenti, dopo aver già subito ogni tipo di umiliazione, offesa e bugia (umiliazioni, offese e bugie che si ripercuotevano anche sulla mia piccola), in tribunale e fuori, mantenere la calma era difficilissimo, ma anche un imperativo. Questo, voglio dire, non è giusto!
Occorre far di tutto per non esser prevenuti quando si svolge qualsiasi lavoro delicato che interessi una contrapposizione fra soggetti: maschio-femmina, chiaro di pelle-scuro di pelle, religioso-ateo e così via.
Fortunatamente, con gli appuntamenti che scorrevano, in presenza di quella che ormai è la mia ex moglie, la predetta assistente sociale, che leggerà (o ascolterà), mi auguro con la volontà viva di comprendere il mio messaggio odierno, comprendeva il dipinto di standard (definiamolo così) del maschio abbastanza disinteressato alla prole non si confaceva alla mia figura. Non ci si dovrebbe rifare, nel proprio immaginario, nell’ambito di determinate attività, a schemi classisti, ma purtroppo tanto è, al punto che, senza alcuna ragione reale ed utile, i figli, tutt’oggi, in caso di separazione vengono, se, sulla carta affidati ad ambedue i genitori, nella pratica alla sola mamma.
Il giudice poté, successivamente, leggere sicuramente un’onesta relazione e tanto riconosco alla predetta assistente sociale, come a chi nella medesima figura con lei lavorava (e può darsi ancora lavori), la cordiale ed empatica dottoressa Maria Rosaria Bonanno.
La dottoressa Vittoria Cognetti, terza a completamento del gruppo, era una giovane che apprendeva il “mestiere” (ricordo, ascoltava più che altro) e, così asetticamente, nessuna sensazione di rilievo mi trasmise.
Da oggi anche mia figlia potrà appellarsi dottoressa, ma non è in senso assoluto ciò che desidero far emergere in questo frangente! Proprio per niente. L’appellativo, in questo caso, rappresenta un traguardo quasi impensabile solo pochi anni fa. È questo ciò che vorrei mettere sotto la lente d’ingrandimento,
È importantissimo sapere dei molteplici ostacoli immotivati a cui ha dovuto far fronte una giovanissima. Avrebbero potuto non esserci e avrebbero dovuto non esserci; ogni ostacolo applicato a me è stato un ostacolo applicato a lei.
Ora sono molto felice del fatto che abbia potuto, con instancabile grinta e meritatamente, vedere e poi toccare con mano questo traguardo. Nel godere dell’attimo, contemporaneamente riconosco che per mia figlia la proclamazione di laurea è un piccolo passo, benché fondamentale, verso un sentiero irto e dolce insieme, sul quale seminare con cura al fine di veder rifiorire esseri umani appassiti. Questo passo (un pizzico importante saperlo è) l’ha compiuto potendo contare a malapena sul mio sostegno. Sul sostegno, perciò, di quel papà osteggiato improvvisamente, nel proprio naturale ruolo, dalle istituzioni Italiane e dall’istante in cui è partita la separazione coniugale.
Oggi, tuttavia, voglio godermela e sorridere alle persone buone e a quelle cattive (perché ci sono, altro che se ci sono!), a quelle che rispettano femmine e maschi e a quelle che fanno di tutta l’erba un fascio. Lo farò anche domani, come l’ho fatto ieri e l’altro ieri, e tanto (mi ritengo fortunatissimo!) posso farlo anche grazie a chi mi ha circondato d’amore fin da piccolo e mi ha insegnato, con l’esempio, a procedere malgrado tutto.
Ci sono ottime madri e ottimi padri, come madri dimentiche e padri dimentichi. In base di partenza è giusto, assolutamente corretto, che tutti i genitori vengano considerati e apprezzati quali genitori degni e il tempo a disposizione di essi, anche per seguire scolasticamente i figli, salvo diverso accordo, deve consistere nella metà perfetta per ciascuno.
La laurea fulcro di questo mio breve articolo è in Filosofia e Scienze e Tecniche Psicologiche. Il titolo della tesi era: “Carenza di cure materne e disturbi di personalità: il ruolo dell’attaccamento e della disregolazione emotiva”.