Dire e non dire - Recensione
I dieci comandamenti della 'ndrangheta nelle parole degli affiliati - Scritto da Nicola Gratteri e Antonio Nicaso.
È il terzo libro che leggo di Gratteri e Nicaso e, devo ammettere, un'altra volta i due hanno fatto centro con un testo che racconta e spiega esemplarmente stavolta l'importanza delle regole, spesso non scritte. Regole tante volte non scritte in quanto, in realtà, facenti parte non solo del mondo "di sottobosco", quello della criminalità organizzata, ma di un mondo che esso ingloba ed è di una terra, l’ex Regno delle Due Sicilie, splendida. Quindi sono espresse pure usanze del tutto innocenti, possiamo affermare, da cui non c'è da rifuggire, almeno se le si ritiene a un tempo vive in sé e appartenenti al mondo della famiglia: Penso alla maniera di stare a tavola, dove ciascuno ha un posto e l'attesa prima di addentare del cibo non ha la finalità di far soffrire l'"affamato", bensì di dare convivialità e tepore a qualsivoglia argomento poi preso.
Il libro si legge tutto d'un fiato. Si compone di:
- dieci capitoli (uno per ogni “comandamento”),
- riflessioni,
- aforismi.
Questa suddivisione agevola lo scorrimento delle pagine, ma la scorrevolezza sarebbe stata comunque da manuale.
È vero che qualche fatto si ritrova già descritto in almeno un altro libro dei due coautori, ma ciò deve ritenersi comprensibile e accettabile, se si pensa che è necessario inquadrare ora norme dell'Onorata Società ora fatti di cronaca. Sono molteplici gli aneddoti, magari non inediti per chi si occupa quotidianamente di questo microcosmo, ma sicuramente nuovi a chi vi si affaccia per almeno non stare totalmente al buio.
Di sicuro chi ha scritto un libro del genere sa di cosa parla, oltre a saperlo rappresentare. Devo dire le parti che trovo più utili, in questo stampato come in altri che trattano lo stesso tema, affinché gli aneddoti non siano alla vista dei più soltanto un modo per dipingere nella mente la Calabria come una regione popolata da brutta gente (cosa che non è), sono quelle in cui si fa almeno cenno all'abbandono storico degli individui e delle famiglie onesti. Questo asserisco senza piangermi addosso e conscio del fatto che milioni di calabresi fanno altrettanto ogni giorno, quando affrontano a testa alta varie sfide.
Divertentissimo, coinvolgente e ipnotico ho trovato il fatto che taluni delinquenti o presunti tali, per discolparsi di qualcosa, a torto o ragione, una volta colti "con le mani nel sacco", abbiano affermato di aver "saputo" da Fratelli di sangue, opera meravigliosa ancora di Gratteri e Nicaso (di cui è disponibile mia recensione).
Le riflessioni sono chiare e crude, non fanno sconti e, in punta di coltello, sfidano la capacità del lettore di guardare a certi fenomeni senza troppo indorare le modalità di far crimine del passato.
Gli aforismi si leggono con notevole interesse, ahimè impressionano tante volte, e altrettante inducono a meditare: quando si può ipotizzare che i politici di malaffare non debbano apparire giustappunto come individui di malaffare, che “soltanto” traggono benefici basici, ma che siano la testa della sopraffazione.
Chiudono le note, ricche
e funzionali a ricerche anche parecchio profonde.
Libro consigliato in pieno.