È un best seller, un classico, un libro letto o donato a mille, diecimila, centomila e più bambini, ma io non lo conoscevo sino a pochi anni fa, quando a parlarmene per la prima volta fu mia figlia.
Oggi ho deciso di prenderlo in mano e sfogliarlo un po' alla volta e quella qui contenuta è la recensione che ne è scaturita, spassionata ed istintiva.
Una premessa è quasi d'obbligo: Il libro nasce dopo un'avventura del 1935, nel Sahara, che stava per finire tragicamente, dell’autore Antoine de Saint-Exupéry, il quale in volo sul deserto (era anche un pilota) ebbe il mezzo in panne e miracolosamente si salvò, grazie al provvidenziale intervento degli indigeni, prima di morire di sete (la sorte lo volle, comunque, cogliere anni dopo sempre attraverso il volo e addirittura facendone perdere per sempre le tracce, al largo di un tratto di costa francese poco distante dall'Italia, ma questa è… un'altra storia, una storia del 31 luglio 1944).
Tutto si svolge attorno al dialogo immaginario fra il de Saint-Exupéry, alle prese col tentativo di rianimare il velivolo tra le dune, e un piccolo principe giunto sulla Terra dall'asteroide B 612.
Da detto confronto e dalle esperienze del piccolo principe su sei pianeti oltre quello della Terra (visitato per ultimo), lo stesso autore fa emergere in modo lapalissiano la prevalenza nella vita di ciò che è impalpabile su ciò che è materiale attraverso una breve frase che si ripete e più o meno sempre così risuona: <<Quello che è importante, non lo si vede.>> Mi sento di dire, tuttavia, che il testo (chiaramente adatto ai piccoli, benché certamente non allegro, ma maggiormente rivolto ai grandi i quali, coinvolti troppe volte da ciò che non arricchisce, hanno difficoltà a stupirsi ancora e ad osservare con spirito vergine) trasmette addizionali messaggi (oltre quello consistente in una scontata, ma mai abbastanza ammirata, necessità di soffermarci sull'emozione vibrata da un essere umano, e probabilmente, sia pur con sfumature diverse, considerata dallo scrittore anche da un animale, una pianta e un pianeta che "respira", ma anche da ciò che ulteriormente propone il resto del cosmo). Taluni sono facilmente riconoscibili, talaltri sono da individuare cernendo, come fra la sabbia di fiume l'oro.
Punto di riferimento è, ancora, uno spazio di tempo: 6 anni. L'autore sembra scorgere nei 6 anni il limite di tempo, dalla nascita, entro cui il bambino, genuino e immediato, riesce ancora a vedere il bello che sostanzia e ad immaginare oltre quanto l'adulto, io soglio dire inscatolato (come la pecora del disegno che de Saint-Exupéry tratteggia al piccolo principe), riesca più ad immaginare.
Il libro è utile a tutti e piacevole ne risulta la lettura, ma nella sua articolazione è vero che anche solo a certi accaduti, pur fantastici, si vorrebbe poter dare uno svolgimento, una costruzione insomma, un po' meno offuscata.
Un lieto sfogliare a chiunque lo terrà tra le dita!