Questo guerriero della luce, che sembra poter essere ognuno di noi, nella mente di un Paulo Coelho presa dalla voglia di mettere insieme un’infinità di nozioni, suggerimenti, impressioni e sensazioni, quali molto interessanti (sia pur da «leggere» con una fervente immaginazione) e quali abbastanza vuoti, se non addirittura contrastanti fra loro, si trova a vagare fra un combattimento e l’altro per tutta la lunghezza del testo. Un combattimento ora per la verità, ora per la giustizia e ora per i rimpianti, ora ancora per i rimorsi.
Un prologo che sembra voler fare intravvedere un pensiero nuovo, sebbene non coinvolga (diciamolo subito), e poi un epilogo piatto che non dà soddisfazione al desiderio, cresciuto nel prologo, del lettore di ottenere chiarimenti a possibili dubbi del proprio animo.
Un libro, dunque, che sembra voler rispondere a diecimila domande, ma che mette un po’ in confusione chi lo sfoglia. Domande che ciascuno pone a se stesso nel momento in cui si sente in errore, oppure nel momento in cui è titubante o magari deluso.
Quando un autore riesce a focalizzare i propri interventi, anche una birichina e rischiosa genericità degli argomenti appartenenti all’ambito dell’auto-aiuto può «tenersi a bada» (cioè, l’autore può riuscire, in questo caso, a trasmettere conoscenza direttamente utilizzabile). Non è la situazione, purtroppo, in cui ci troviamo e questo mi tocca affermarlo a dispetto di una certa raffinatezza e consistenza di alcuni tratti: mi sovviene il consiglio indiretto che viene fornito di non «accettare» l’invidia al fine di sottrarle qualunque forza (eventualmente negativa, poi, su noi stessi).
Un richiamo alla presenza di un Dio di tutti e per tutti, in alcuni passi, non voglio asserire che fa proprio a pugni, ma interroga sulla compresenza di un Dio specificamente cristiano professato e ricondotto a dogmi umani da donne e uomini di questa Terra e va, aggiungerei, cozzando col richiamo a Gandhi, Laozi (trascritto Lao Tzu nel «manuale» e conosciuto pure come Lao Tse, Lao Tze o Lao Tzi), Nachman de Bratzlav (anch’egli conosciuto con varianti di scrittura) e Chico Xavier.
Insomma, il libro è veramente un minestrone fra il trascendentale e l’empirico, che potrebbe avere anche un senso (e perché no?), ma se vi fosse un filo conduttore chiaro e avveduto. Invece, perfino quando scartabellandolo si fanno delle supposizioni in certo qual modo basate, e magari si hanno delle intuizioni, si rischia poche righe dopo di trovare una proposizione, quando va bene, stridente con la precedente.
Qualcosa di illuminante, a proposito di luce, si trova, ma decisamente il bel titolo non riflette un contenuto nitido e di vero costante ausilio.