Pillole matematiche - Recensione
I numeri tra umanesimo e scienza - Scritto da Piergiorgio Odifreddi.
Quando ho preso in mano questo libro sapevo che una parte del titolo (la quale 😂 non è pillole) mi stava creando una minuscola ansia, ma l’intuizione di trovarvi coinvolgenti curiosità, linearmente esposte, contrastava quello stato d’animo. Troppo forte era, particolarmente, la voglia di scovare quei punti di avvicinamento, ora acclamati ora negati in alte discussioni, della matematica al mistero della vita.
Cosicché mi son buttato a capofitto e ho trovato un testo scorrevole (oltre che ricchissimo di riferimenti capaci d'invogliare e supportare approfondimenti in ogni direzione) che, tuttavia, come potevo prefigurarmi, non sono stato in grado di metabolizzare nelle parti, per lo più quelle contenenti formule, veramente per specialisti.
Lo sforzo dell'autore e, aggiungerei, di chi lo ha assistito nella preparazione con lo scopo di rendere appetibile a un'ampia platea il suo testo è stato considerevole e la suddivisione tra Umanesimo e Scienza, nonché quella ulteriore in capitoli appropriati, è stata azzeccata con temi stuzzicanti.
Mi hanno rapito il motto di Stephane Mallarmé, “tutto al mondo esiste per finire in un libro”, e quello di Michael Atiya, “per riuscire bisogna combattere”. Mi ha colpito il fatto che l'astronomo greco Aristarco di Samo già 2300 anni fa avesse configurato la Terra in un sistema eliocentrico, sicuramente imperfetto (come d'altronde quello di Galileo), ma punto di partenza corretto rispetto a quello geocentrico, lo stesso sostenuto dalla Chiesa sino a pochi secoli fa.
I tasselli nello Stomachion di Archimede (gioco che vi invito a cercare, perché si trova in vendita) mi hanno strabiliato! Nel contempo sono ancora a domandarmi se le combinazioni possibili sono quelle dichiarate da Odifreddi, 17152, oppure quelle reperibili attraverso sommaria ricerca in Rete, 536.
Mi è dispiaciuto non leggere, accanto al nome di Cristoforo Clàvio, quello di Luigi Lilio come coprotagonista di non inferior peso nella “costruzione” del calendario Gregoriano, cioè quello che abbiamo in uso.
Di gran coinvolgimento sono le considerazioni del matematico riguardo ai pensieri sorti agli osservatori dell’epoca dopo lo scorrimento delle pagine del Giro del mondo in 80 giorni. Allora, lo stesso Jules Verne fu invitato a tenere una conferenza su I meridiani e il calendario…
Il richiamo, a un certo punto, alle linee di rotta che appaiono curve per gli aeroplani che spaziano nei cieli, mi ha, come si usa dire oggi, sbloccato un ricordo, quello di un preparatissimo professore di Topografia, tal Laganà, che ebbi durante le scuole superiori. Egli ci spiegò, fra le mille altre cose, come qualsiasi genere di mappa prediliga il rilascio di determinate informazioni al posto di altre e, per farlo, necessariamente dovrà riportare almeno un tipo di errore (quello, chiaramente, dell’aspetto per noi meno rilevante). Cioè, non esiste mappa che possa riportarci la situazione di una porzione della Terra così come realmente è.
Come non definire intrigante, ancora, il fatto che venga presa in considerazione una domanda in cui è la fisica a farla da padrona che ci si pone pure da bambini? Se si potesse scavare un tunnel che collega due luoghi agli antipodi sul Globo, passante per il nucleo (e, dunque, facendo finta di non vaporizzare) cosa accadrebbe a un essere umano in caduta libera? Chiaramente pure 😄 facendo finta che non si andrebbe a sbattere col nasino sulla parete dopo i primi 5 metri…
Riguardo ai cambiamenti climatici, di cui si parla anche, e alla correlata considerata determinante incidenza delle attività umane, mi si permetta di nutrire dubbi, limpidamente non per sciocco partito preso.
Incredibile è stato per me venire a sapere come Ipparco, 1500 anni prima della scoperta dell’America, osservando una notevole differenza di maree tra l’oceano Atlantico e quello Indiano, dedusse l’esistenza di un continente in mezzo!
Segno qui, a beneficio anche mio oltre che di chiunque altro fosse interessato ad approfondire, il nome di Kurd Lasswitz. Questo poiché stiamo parlando di colui che è considerato il Verne tedesco, ispiratore di Von Braun, il quale, oltre ad aver lavorato per la NASA, fu autore del rapporto tecnico Progetto Marte. Quest’ultimo è altresì il nome di un libro da lui scritto. Scritto in tedesco, ma inizialmente non pubblicato nella lingua originaria, quanto piuttosto in inglese e dopo che l’ingegnere passò a miglior vita. Il primo titolo fu, perciò, Project Mars. I cenni storici intorno a un’uscita in stampa travagliata sono punzecchianti.
Senza dubbio affascinante è il moderno sistema di Planck, per cui teoricamente potremmo dimenticarci di unità di misura che prendono caratteristiche contingenti della Terra, in quanto fa riferimento a caratteristiche assolute dell'Universo. Cosa dire ancora della fine di quest'ultimo, secondo Roger Penrose (premio Nobel per la fisica), che immagina quasi soltanto fotoni, in uno stato di massima entropia termodinamica come all'inizio di tutto? Pazzesco. “Poiché i fotoni viaggiano alla velocità della luce - dice Penrose - il tempo si fermerà e l'Universo potrà ripartire da zero con un nuovo Big Bang, per un altro ciclo (che il Nobel chiama eone) della sua storia.”
Non potete immaginare quanto altro di attraente si trovi nel libro… Questa è una recensione (quindi vi ho giusto offerto qualche spunto), non un riassunto. È una recensione che concludo nell’unico modo possibile: suggerendo la lettura dell'opera.
Se qualcuno al volo (nonostante il titolo che chiarisce moltissimo) paventa sia un testo rivolto a risolutori di espressioni, non è sulla giusta strada. Questo è un libro per chi si pone domande su ciò che banalmente osserva poggiando qua e là lo sguardo e immagina la potenza dei numeri capace (spesso, ma non sempre) di fornire precise risposte.