Telegram insidioso in Francia - Libertà
Da Assange a Durov per passare da un colpo alla botte a uno al cerchio?
È giunta stamane, dalla nazione storicamente considerata il simbolo, quantomeno in Europa, dell’affermazione necessaria in ogni popolo dell’autonomia decisionale
individuale, una notizia che più greve non poteva essere: l’arresto di Pavel Durov, uno dei due fondatori di Telegram, l’app di messaggistica più nota al mondo per la sicurezza in favore degli utenti.
Dal Paese che ha donato la Statua della Libertà agli Stati Uniti arriva conoscenza di quanto accaduto, e più si cerca di apprendere i capi d’imputazione, sia pur con molta frammentarietà, più si rimane sconcertati. Ciò che ha mosso la Giustizia d’oltralpe con cotanta durezza, sarebbe la mancanza di collaborazione del giovane informatico con le istituzioni, la quale, conseguenzialmente, avrebbe permesso o agevolato reati che vanno dal terrorismo allo spaccio di droga, per passare dalla frode alla ricettazione e chi più ne ha più ne metta.
In pratica, di fronte a ogni crimine consumato (supponendo che tutti i casi individuati formassero crimini “certificati”), anche il solo uso della piattaforma di comunicazione attraverso la quale sarebbe stato possibile mettere in atto il corrispondente piano illecito, renderebbe, per le istituzioni di Francia, gli amministratori correi.
Se le informazioni che seguiranno confermeranno le prime battiture delle agenzie di stampa, significa che ci troviamo al cospetto di un precedente molto grave: il tanto decantato amore per la libertà, nella nazione della Marsigliese, si dimostrerebbe quasi del tutto assente (in realtà - parliamoci chiaro - non ho mai creduto che i governanti di Francia avessero più rispetto della media degli altri governanti europei per i valori fondamentali che nascono con noi stessi, e anche prima).
Cominciamo, tuttavia, ad andare anche un po’ più in profondità. Il signor Durov, russo che ha viaggiato parecchio e ha frequentato le scuole dell’obbligo in Italia, appassionato reale della libera espressione degli individui, ha, fra le altre, nazionalità francese. A maggior ragione, proprio la Francia potrebbe costituir rifugio. Quanto, però, può esser rilevante per Macron e i suoi vassalli la registrazione del genio russo nei database anagrafici della nazione francese se, con un sol colpo, è possibile intimorire i propri cittadini e sbeffeggiare Putin in questo momento storico (benché lo stesso presidente Russo, in illo tempore, a giudicare dai precedenti, forse ebbe a lamentarsi della “sfacciataggine” dell’imprenditore, a tal punto da indurlo ad andar via di corsa dalla madre patria)?
Gli sviluppi futuri, probabilmente tra bugie e omissioni di Stato (perciò, direi non nei prossimi mesi), ci indicheranno se, effettivamente, erano questi due gli obiettivi delle istituzioni francesi (e non già la tutela della sicurezza nazionale e la repressione del crimine in genere). Resterebbe da comprendere (intendiamoci, potrebbe trattarsi di mero errore di valutazione) il motivo per il quale Pavel Durov abbia deciso di metter piede su suolo francese se, come immagino, sapeva di esser ricercato dalle Autorità transalpine.
Dal 2020, questo è sicuro, più o meno tutte le nazioni cd. Occidentali, che attraverso i propri rappresentanti politici hanno costantemente propagandato un primato di autodeterminazione individuale, stanno chiudendo gli spazi di espressione a chiunque dissenta dalla corrente imposta e dominante.
Non per questo, assolutamente non per questo, chi ama davvero la libertà propria e degli altri sentirà di potersi fermare e attendere. Anzi, chi ama davvero la libertà propria e degli altri continuerà a diffondere il sapere, ancorché scomodo, e terrà l’atteggiamento fiero che gli è consono!