Tiriamo le somme del 2024 - Libertà
Ancora un anno di forte censura, per l'Italia e gli italiani e per me.
Le somme potrei tirarle per vari aspetti dei miei (vostri e nostri) interessi, che qui condivido. Ho deciso di concentrarmi sulla censura, soffice eppure efficace, che in Italia imperversa da alcuni anni a questa parte.
Non c’è Stato in cui non vi sia e non c’è stato periodo in cui non vi sia stata, ma negli ultimissimi anni, nel Belpaese stiamo registrando (quantomeno i più attenti), un aumento di azioni volte a bandire le voci indipendenti, davvero indipendenti. Se non si dispone di uno staff rilevante e determinato alle spalle, nonché di un nutrito gruppo di valorosi amanti dell’onestà e della verità a conoscenza delle proprie opere di sensibilizzazione, si rischia di esser facilmente collocati, quando va bene, nell’oblio.
Il problema, rilevantissimo, riguarda sia giornalisti di caratura nazionale e magistrati dagli ideali fermi, che cittadini comuni desiderosi soltanto di raccontare storie pruriginose. Al contrario, la protezione istituzionale, ovviamente non manifestata dagli individui che l’architettano, appare sempre più forte e del tutto noncurante dello sbigottimento dei soggetti più accorti.
I fatti maggiormente eclatanti sono narrati da punte di diamante, come per esempio Sigfrido Ranucci, attraverso il programma televisivo Report, un unicum nel panorama. Quelli minimi, ugualmente manifestazioni di dannose storture per il singolo e la comunità civile, sono narrati da volenterosi individui che hanno dentro un fuoco, della libertà e dei diritti, sempre acceso.
Perfino la satira, strumento ultimo di burla del potere politico, sembra essere sotto assedio più che in altri periodi storici (non che abbia mai potuto esprimersi benissimo senza, successivamente, rischiare delle conseguenze, più o meno pesanti!). Anche la genuina presa per i fondelli di stereotipi di cui ci siamo nutriti, quando consciamente, quando inconsciamente, ove a “farne le spese” siamo stati noi comuni mortali, appare indebolita. Non so quali, eventuali, ragioni non strettamente collegate al mondo esterno alle proprie questioni individuali e familiari possano aver, diciamo, bloccato la produzione cinematografica d’un fuoriclasse come Checco Zalone, ma il sospetto a me viene forte circa un freno che egli stesso potrebbe aver deciso di porsi, al fine di non rischiare contenziosi con un qualche potentato in auge.
Sono un soggetto ottimista di natura, ma anche sufficientemente realista per riconoscere l’assenza di segnali positivi che facciano intravvedere un’inversione di tendenza per il 2025.
Cosa fare a questo punto? Le strade son 2, quantomeno per chi vorrebbe potersi esprimere quasi a briglie sciolte: o si rimane in Italia e si è disposti ad assumere rischi che possono andare ben oltre le conseguenze di azioni di contrasto alle manifestazioni di pensiero libero, sottraendo così, sfortunatamente, parecchio tempo ad attività utili e produttive, oppure si pianifica un’uscita da questa nazione.
Non c’è una terza via.