Il nazionalismo di cui abbiamo vissuto per lo più aspetti positivi, in Italia, sino agli anni 70 e 80, ha cambiato pelle con lo sfruttamento politico ed è, in buona misura, tornato a essere quel sentimento popolare che agganciava le pance più vuote e arrabbiate durante il fascismo.
Se si aggiunge che molti meridionali potrebbero aver conosciuto l’inconsistenza della decantata fratellanza da nord a sud e viceversa, e se si aggiunge ancora la perdita di sovranità dei Paesi europei inscritti nell’Unione e, dunque, anche dell’Italia, si può immaginare quanto il senso di comunanza sotto un’unica bandiera, proprio bandiera, nel senso stretto del termine, non possa che essersi affievolito.
Ancor meno senso avrebbero, per la maggioranza degli italiani, i colori stranieri. E quanto meno senso ancora hanno quelli che si conoscono poco?
Ciononostante, v’è una bandiera diffusa dai mezzi di comunicazione di massa che sta “conquistando” il cuore di molti in giro per il mondo, e, dunque, pure in Italia.
È la bandiera palestinese.
La ragione è tanto elementare quanto pesante.
Nei decenni trascorsi, notizie a più riprese si sono avute per scontri senza soluzione di continuità nel Medio Oriente e chi, come me, non aveva approfondito la questione, specificamente quella israelo-palestinese, come minimo si teneva alla larga dal formulare giudizi.
Senza, nel modo più assoluto, provare a parlare di vittime individualmente, attribuendovi una significante gerarchia, dobbiamo riconoscere una sproporzione, al di là di qualunque ragione che tenga in piedi un conflitto, di violenza e reazione ad azioni di guerra, che pende, senza dubbio alcuno, a sfavore del governo Israeliano. Gli eccessi di quest’ultimo, che perseverano a spron battuto hanno, per forza di cose, a un certo punto sviluppato una reazione allergica di proporzioni ciclopiche. Così forte da colpire non pochi israeliani stessi; a memoria, pongo in evidenza un militare che arrivò a darsi fuoco davanti alla propria ambasciata in Washington e diversi ebrei che hanno bloccato la Grand Central Station in New York, non temendo gli arresti (che, copiosi, sono arrivati).
Governi come quello Statunitense, o Italiano oppure Francese, imperterriti continuano a dar sostegno a un omologo che non ha più alcuna giustificazione nelle proprie azioni, una più grave, non necessaria e disumana dell’altra. Le cittadinanze, tuttavia, non stanno aderendo alle posizioni incomprensibili e ignominiose dei politici rappresentanti.
Anche la lotta mediatica è, dunque, in corso e il più modesto dei soggetti come il più noto dei cantanti internazionali sta portando il proprio appoggio, quasi sempre, come prefigurabile, per gli incolpevoli e umiliati cittadini a cui è stata sottratta l’acqua, a cui son stati danneggiati o distrutti gli alimenti solidi, a cui è stato impedito di riunirsi in preghiera (per un credo che, comunque dev’esser limpidissimo, non va imposto ad altri), a cui è stata levata la chance di curarsi e a cui è stata perfino fatta insorgere confusione sulla direzione da prendere per scappare da un punto a un altro alla disperata ricerca di un alito di vita normale.